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Viaggio in Sicilia

04/11/2021

Ignazio Buttitta, la voce di un secolo di Sicilia e d’Italia

La poesia di Ignazio Buttitta traduce in versi un secolo di storia sociale, politica, intellettuale della Sicilia. Sono le parole che il sito dell’omonima Fondazione sceglie per presentare uno dei più raffinati poeti della nostra Isola. Parole quanto mai puntuali, che danno il senso di quanto l’opera di Buttitta sia riuscita a ripercorrere con lucidità e fermezza la nostra storia collettiva.

Testimone e protagonista della storia

Nato a Bagheria, nel palermitano, nel 1899 – fece parte del gruppo dei ragazzi nel ’99 mandato in guerra dopo la disfatta di Caporetto, esperienza che lo forgiò irreparabilmente nel carattere e nella sua formazione ideologica –, Ignazio Buttitta visse in prima linea e raccontò gli avvenimenti più importanti del secolo scorso: le due guerre mondiali, prima le lotte contadine, dopo l’opposizione al regime fascista – che peraltro fece chiudere il suo mensile di letteratura dialettale «La trazzera» –, persino la mafia.

Prima socialista, poi comunista convinto, lo fu fino alla morte, Buttitta divenne testimone, ma soprattutto protagonista del suo tempo. Arrestato più volte – una nei primi anni ’20 perché a capo di una sommossa popolare contro l’aumento dei dazi comunali, due volte perché sostenitore attivo della lotta partigiana –, conobbe gli intellettuali del tempo e, con loro, cercò di cambiare la sorte della Sicilia e dell’Italia intera. Giuseppe Pipitone Federico, Luigi Natoli, Giuseppe Nicolosi Scandurra, Filippo Fichera e poi Salvatore Quasimodo, Elio Vittorini e molti altri: insieme, per una Sicilia diversa.

Buttitta e i grandi del tempo

Incontrò un’altra grande voce dell’Isola del tempo, Rosa Balistreri – le abbiamo dedicato un approfondimento, puoi leggerlo qui. Di lei Buttitta disse: “Ho conosciuto Rosa Balistreri a Firenze, in casa di un amico pittore. Cantò Lamentu pi la morti di Turiddu Carnevali, che è un mio poemetto. Io quella sera non la dimenticherò mai. La voce di Rosa, il suo canto strozzato, drammatico, angosciato, pareva uscisse dalla terra arsa della Sicilia. Ho avuto l'impressione di averla conosciuta sempre, di averla vista nascere e seguita per tutta la vita... Perché Rosa Balistreri è un personaggio favoloso, direi un giallo, un romanzo, un film senza autore. È un personaggio che cammina su un filo di cotone, che ha un cuore per tutti, che ama tutti; un cuore vecchio, antico, per la Sicilia di Quasimodo e Vittorini, un cuore giovane per la Sicilia di Guttuso e di Leonardo Sciascia”. Li ha nominati tutti, o quasi, i grandi di Sicilia, tra cui c’era anche lui, la sua opera che va cantata e recitata per liberare la forza che è insita tra le righe, va osannata per ricordarla a sé stessi prima ancora che agli altri. Va rispettata, perché è fatta di parole vere che racchiudono l’essenza più recondita della nostra terra. Una poesia che è melodia del cuore, liberazione per l’anima, lamento che trova sollievo.