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Viaggio in Sicilia

21/05/2020

Un viaggio a Gaggi, porta della Valle dell’Alcantara

24.000 fiorini. Tanto pagò il nobiluomo messinese Giuseppe Barrile per acquistare dalla Regia Corte alcuni casali di Taormina. Tra questi, Kaligi, che in arabo significa rivolo d’acqua, un lembo di terra tra le sponde del fiume Alcantara. Poi divenuta Kaggi e quindi l’attuale Gaggi, oggi è una piccola comunità siciliana di 3000 abitanti, nota come la Porta dell’Alcantara. La sua semplicità e la sua natura incontaminata sono i motivi per visitarla.

Gaggi, rifugio per tutto l’anno
Disteso sulla pianura della Valle dell’Alcantara, in provincia di Messina, Gaggi è riscaldato dal sole che si specchia sulla vallata e rinfrescato dal vicino fiume che dà il nome all’area. Un ristoro perfetto per tutto l’anno, difeso dai venti freddi dalle montagne che lo circondano, luogo ideale in cui riappacificarsi con l’armonia della natura. Lo sanno bene i suoi abitanti: a Gaggi si conoscono tutti e accolgono con grande ospitalità ogni viandante. Le sue terre ospitano agrumeti, uliveti, vigneti e mandorleti. Un’agricoltura e una pastorizia che affondano le radici nelle varie dominazioni straniere che qui hanno soggiornato.

L’Antico Borgo di Cavallaro, tra leggenda e monumenti
Testimonianza del passato è l’Antico Borgo di Cavallaro, intorno al quale si raccontano anche strane leggende sul suo essere un luogo maledetto. Pare che una vecchietta un giorno chiese del denaro al marchese mentre questi era intento guidare i lavori di costruzione del campanile della chiesa di Maria SS. Annunziata. Al rifiuto del nobiluomo, la donna gli scagliò contro una maledizione: morte per chiunque avesse tentato di completare il campanile. Il marchese terrorizzato scappò via dal borgo, come anche gli abitanti per decenni.

Maledizione o meno, chi visita Gaggi non può rinunciare a una passeggiata tra le viuzze in pietra lavica dell’antico borgo e ovviamente visitare la chiesa dell’Annunziata, scenario della leggenda, risalente al XVII secolo nella cui facciata spicca il contrasto tra la pietra scura dell’Etna e il marmo rosa di Taormina. Da ammirare anche il Palazzo del Marchese di Schisò, che faceva parte di un complesso edilizio di cui oggi restano pochissimi ruderi, l’antico Palazzo Baronale con la sua suggestiva scala a tenaglia e il Magazzino del Marchese di Schisò.

Tra il ristoro offerto dalla natura con il fiume Alcantara e i boschi dove avventurarsi e raccogliere funghi, e la sua antica storia, Gaggi è oggi una piccola perla incastonata nella valle che offre scenari incontaminati da scoprire lentamente.

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